domenica 27 maggio 2012

Emilio Mirisola




A Lentini è stato organizzato un concorso fotografico dedicato a Emilio Mirisola.
È un’iniziativa assai encomiabile. Emilio era un vero artista della fotografia, ed era anche un grande conoscitore della tecnica fotografica, del mondo e dei protagonisti di quest’arte e delle macchine fotografiche.  Chi è nato e cresciuto al tempo delle foto-camere non può capire. Le fotocamere sono chiuse, inviolabili, inaccessibili, mentre le macchie sono scrutabili, smontabili, esaminabili.  Ai tempi di Emilio l’amante della fotografia era anche esploratore e meccanico, ed egli per molti fu maestro nell’arte e nella scienza della fotografia.
Egli era nato nel 1940 e ci lasciò nel 2011.  Dal ’60 e per tutti gli anni che seguirono speso fu visto in giro con la macchina a tracolla.
Negli ultimi anni si dedicò alla fotografia di paesaggi siciliani. Organizzava le sue escursioni solitarie di tre o quattro giorni nei luoghi della Sicilia profonda, l’Alcantara, i Nebrodi, le Macalube, il Biviere di Cesarò… Andava da solo per avere la libertà dal tempo, dagli orari, in modo da potere fotografare non i panorami, quelli che tutti vedono, ma l’anima del luogo, il respiro profondo della terra, quello che solo nel silenzio e nella solitudine si può cogliere. Sono convinto che un libro di quelle foto sarebbe un contributo prezioso sia per chi volesse conoscere un po’ di più la Sicilia che per coloro che volessero studiare l’arte fotografica.
Fu così anche con gli scacchi: un appassionato, bravissimo giocatore, studioso della teoria, delle aperture e dei finali, conoscitore di tutti i campioni del passato. Eppure, quando a casa sua arrivava un principiante come me o Pippo Ragazzi, amici di suo fratello Guido, non si annoiava mai e ci concedeva sempre una partita, una spiegazione, un approfondimento. Giocava concentrato e rispettoso come faceva con i suoi pari grado, il dottor Matarazzo, l’ingegnere Franco Vacanti.  Era meraviglioso nel concedere il suo tempo a noi, nel farci sentire importanti ma anche nell’insegnarci il gioco con discrezione e delicatezza. Per uno scacchista di livello giocare con principianti è una perdita di tempo. Noi andavamo da lui per imparare e lui quasi si scusava con noi se si permetteva di darci dei suggerimenti.
Questa delicatezza, questo rispetto e questo buon gusto con chiunque avesse a che fare con lui furono il suo tratto distintivo per tutta la vita
Era anche un ottimo chitarrista e cantava benissimo. Amava la musica americana e con la sua voce nasale piena di sfumature e suggestioni ci fece conoscere canzoni senza tempo e senza confini, come “Blue moon” e ”Sentimental jorney” o i più recenti (per quei tempi) “Be bop a lula” e “My rifle my pony and me”, canzoni molto diverse tra loro che lui riusciva con facilità a  padroneggiare, ri-comporre, ri-arrangiare e adattare alla sua voce, ai suoi toni, alle sue corde.
La casa in cui Emilio e Guido abitavano insieme ai loro splendidi genitori era in via Garibaldi ed io sto parlando dei tempi in cui la via Garibaldi era ancora il “salotto di Lentini”,  come si dice ancora oggi.
Entrarvi era un privilegio di cui io potevo godere solo perché amico di Guido.
Ma il privilegio più grande, per noi più giovani e per gli amici di Emilio, un po’ più grandicelli, era proprio quello di accovacciarci in cerchio e sentirlo cantare..
In quei tempi si era appena laureato in Ingegneria Aeronautica. Subito dopo fu chiamato a far parte del team che costruì il primo elicottero progettato in Italia.
Dopo partì di nuovo in America dove, a Minneapolis, nel Minnesota, conseguì un master, dopo aver dato 24 materie in inglese in tre anni.
Insomma, Emilio Mirisola fu un genio a tutto tondo, un’intelligenza sempre tesa alla scoperta di sapere, di persone, di luoghi.
Ma non ne parlerei, se fosse stato solo questo. Ne parlo con tanto amore perché fu anche un uomo gentile, generoso e rispettoso nei confronti di tutti.


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